Giorgio Morandi si svegliava ogni mattina e si chiedeva: oggi cosa dipingo? Idea, delle bottiglie!
Vita facile di un pittore ripetitivo.
Se non ché Morandi dopo i primi approcci a vari soggetti trova la sua chiave di volta, e ritornando sul medesimo soggetto, giorno dopo giorno, anno dopo anno infine non dipinge più bottiglie perché più le dipinge meno sono: bottiglie, bottigl, bott, bo, b...
Ripetere e ripetere la stessa parola é un gioco molto amato dai bambini, chi non ha mai provato provi: dopo dieci volte la parola vacilla, dopo cinquanta si scontorna e dopo cento, magia, la parola é scomparsa, dissolta, svanita.
Cosa le é successo? Questo: l'abbiam vista spogliarsi del suo rimando, velo dopo velo, fino a restare solo suono, nudo suono e non significar più nulla.
Questo può diventare un metodo anche in pittura, non più nel suono ma nel silenzio.
Bottiglie che nella ripetizione dissolvono alla fine lasciano il posto a sagome, vaghe presenze, percorso di luce su corpi, baluginare di forme, miraggi, vuoti.
Là dove sparisce l'oggetto entra lentamente, discretamente e lentamente la carovana del tutto.
Morandi dipingeva bottiglie o costruiva porte?
Le costruiva con una pittura che tornando su se stessa in infinite variazioni diventava infine soggetto di se stessa.
La pittura che dipinge la pittura: "pittura per pittura" nell'algebra dell'arte dà zero; crea varchi di passaggio dell'altro tutto, comprensivo di bottiglie, le quali, cancellate dalla ripetizione e spedite nel nulla dopo il lungo sconfinato viaggio tornavano una dopo l'altra a posarsi sul tavolo, esperte, sorridenti...
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