VIII - Le proporzioni del corpo umano

Il canone classico per le proporzioni del corpo umano maschile assume la misura della testa, dalla sommità del capo alla linea del mento, come modulo per proporzionare le altre parti del corpo. 

Il canone scientifico é simile ma basandosi sulla statistica é più vicino alla realtà di quello classico, che tende a considerare il corpo umano secondo criteri di perfezione ideale.

 

Sostanzialmente la differenza tra i due consta nella proporzione tra l'altezza della testa/altezza del corpo:

per il canone classico il corpo corrisponde a 8 moduli (8 teste)

per quello scientifico corrisponde a 7 moduli e mezzo.

 

Il modulo corrispondente all'altezza della testa quindi fa da misuratore per le altre principali parti del corpo umano: da questa figura possiamo ricavare le seguenti proporzioni:

 

IN ALTEZZA

1 - testa fino al mento

2 - dal mento alla linea dei capezzoli

3 - dai capezzoli all'ombelico

4 - dall'ombelico al pube

5 - dal pube a metà coscia

6 - da metà coscia alla base del ginocchio

7 - dalla parte inferiore del ginocchio a metà gamba

8 - da metà gamba alla base dei piedi

 

IN LARGHEZZA

1 modulo  determina la distanza tra i capezzoli

2 moduli determinano la larghezza delle spalle 

3 moduli determinano la lunghezza del braccio:

I - dall'ascella al gomito

II - dal gomito al polso

III - dal polso alla punta delle dita.

 

Queste proporzioni riguardano l'essere umano adulto. Dato che le ossa del cranio si sviluppano con la crescita dal bambino all'adulto in misura minore rispetto a quelle del corpo, il rapporto tra il modulo/testa e l'altezza varia notevolmente a seconda delle età, come riportato nell'esempio in figura:

 

Per la donna valgono le stesse proporzioni rapportate al modulo della testa x 6,5 volte l'altezza, anzichè 7,5 volte nell'uomo, come in figura.

Esistono in commercio manichini snodati e molto utili per il disegno, generalmente in legno, che rappresentano l'uomo e la donna con le corrette proporzioni.  

Esercizio

Copia dell'immagine di un drappo di panno. 

 

Prima di iniziare la copia di questo panneggio abbiamo introdotto il concetto di "spigolo sul vuoto" per la differenziazione delle linee.

 

Quando un disegno é fatto di sole linee (senza chiaroscuro) un contributo importante per la definizione dei piani é dato dalla differenziazione delle linee.

Come si può vedere in figura ho marcato maggiormente tutte le linee che definiscono degli "spigoli sul vuoto" ossia linee che non mettono in comunicazione due piani visibili, le linee che ho indicato con le frecce infatti rappresentano tutte spigoli di cui uno dei due lati é nascosto.

In questo senso il contorno esterno é sempre composto da linee più marcate.

 

Questo accorgimento torna molto utile anche nel tracciamento di un disegno composto da tratti curvilinei. Ci serve per definire meglio i piani e creando una gerarchia tra le linee

 

Nell'esercizio della copia del panneggio (della figura di cui sopra) iniziamo quindi a individuare le linee principali, cioè quelle che definiscono dei volumi.

Nel caso del panneggio questi volumi fluiscono gli uni negli altri per cui andremo a interrompere la linea là dove iniziamo a vederne entrambi i piani

 

A questo punto introduciamo le linee secondarie o minori, cioè quelle (leggerissime) che ci serviranno per definire il disegno delle le zone di ombra.

 

Nell'esecuzione del chiaroscuro, fate particolarmente attenzione ai passaggi sfumati, dalle zone in ombra a quelle in luce, alla loro forza o intensità, la gradualità di questi passaggi.